Intervista a Suor Daniela

Oggi, domenica 26 maggio 2019, alla Festa annuale di Etiopia e Oltre è con noi sr. Daniela Molinari, comboniana, che è rientrata in Italia dopo 12 anni trascorsi in Etiopia come missionaria, dal 2006 al 2018.

Dal 2010, a Daniela è stata affidata la direzione di quella divenuta una delle scuole più prestigiose del Paese, la Combony School di Hawassa.

Le domandiamo di parlarci della situazione scolastica ed educativa da lei seguita per tanti anni.

“Giovani e famiglie da noi credono fortemente nell’educazione scolastica”, afferma Daniela, e le faccio notare il suo “da noi”, ossia in Etiopia… sorride, non si è ancora abituata al rientro in Italia!

“In Italia tanti ragazzi hanno perso sogni e valori, in Etiopia invece sono disposti a fare di tutto per avere un’educazione, che è un foglio di via ma anche una protezione per la famiglia”.

“In Italia abbiamo tante strutture, anche se non sempre funzionano bene, non manca nulla; invece in Etiopia avere soldi crea la differenza tra la vita e la morte. Molti ragazzi, per seguire una carriera proficua, debbono decidere la loro professione tralasciando i loro sogni. Inoltre in Etiopia c’è poca scelta, la superiore e solo alcune facoltà, per questo l’educazione ha un grande valore”.

“Là i ragazzi a scuola lavorano come dei pazzi, si fanno un culo a capanna, come si dice da noi (ridiamo insieme…)”.

“Ovviamente c’è differenza tra la campagna e la città: ad Haro Wato o Mandura non è come ad Hawassa. La Combony School di Hawassa è considerata una delle migliori scuole: per 200 posti in prima classe, avevamo 600 candidati. Gli studenti sono in tutto circa 700, con uguale proporzione tra maschi e femmine. Ora capita più facilmente che il miglior studente sia una femmina”.

“Comunque la geografia è una tiranna, dove nasci si decide della tua vita, questo distingue i paesi poveri dagli altri. E’ diverso se nasce un bambino ad Hawassa da buona famiglia, il parto avviene in ospedale, rispetto a che avvenga a Mandura, dove le donne partoriscono da sole sotto un albero con mamma e nonna che guardano da lontano. Ad Haro Wato si deve camminare ore e ore per un medico”.

“I bambini vanno a scuola non a età regolare e regolarmente: prima il fratellino deve crescere e potersi occupare dei campi. Quando c’è una differenza di vita pazzesca, vuol dire che si è in un paese povero. Questo vale anche per l’istruzione. Per la nostra scuola ci sono delle borse di studio che consentono l’iscrizione, noi abbiamo a scuola la crema della crema della gioventù.

Questo servizio specifico puoi farlo solo in città. Noi Comboniane siamo un gruppo di suore che coprono realtà diverse; chi è in campagna, è in frontiera sia per sanità che educazione. Ad Addis Abeba il centro per donne maltrattate, ad Hawassa la scuola superiore e un centro di promozione per la donna etc.”.

“La scuola di Hawassa, ora passata nelle mani di sr. Lucia Disconsi, è molto simile ad un liceo scientifico e offre più opportunità per l’università, in particolare per medicina e ingegneria, che è la facoltà più spendibile all’estero. Io penso che sia fondamentale il diritto di spostarsi, visto che l’Africa è stata impoverita da noi. Peraltro in Etiopia le possibilità di studio sono scarse. Ad esempio, uno può diventare medico ma senza strumentistica. La medicina ha bisogno di gente che vada all’estero. Abbiamo un capitale di gioventù, in Etiopia il 50% della popolazione è sotto i 18 anni. I nostri alunni sono straordinari, hanno vinto un concorso in università costruendo un robottino che gioca a calcio o allestendo un programma per non vedenti. La corruzione è molto diffusa ma questi risultati sono autentici stimoli per studiare ed evolversi davvero”.

Concludiamo ricordando i nostri viaggi ad Hawassa e la scuola così ben diretta da sr. Daniela:

“Noi tutte siamo grate ad Etiopia e Oltre, il vostro sostegno ci dà tanta fiducia e il desiderio di fare bene il bene!”.

Laureata e capace, a sr. Daniela è stato chiesto di prepararsi per il ruolo di Economa della Provincia dell’Italia.

Molte sono le situazioni da tener presenti: comunità grandi, con più di 50 suore, comunità più piccole, suore anziane rientrate magari dal Medio Oriente o dall’Africa, paesi che non hanno possibilità di curare, anche nei casi di necessità di cure palliative.

“Si aiutano a vicenda, le comunità sono belle realtà per il volersi bene”, afferma Daniela.

Si aggiungono servizi alla persona in collaborazione con cooperative, gestione parte amministrativa, salari, contributi etc.

Insomma, anche qui Daniela non avrà di che annoiarsi, attiva com’è.

Tantissimi auguri a sr. Daniela, complimenti per l’opera svolta e grazie per la sua graditissima presenza da Etiopia e Oltre!

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