Nella foto, padre Gigi Maccalli nella sede del Gruppo per il Ciad, appena prima di ripartire per il Niger, dove venne rapito il 17 settembre 2018. Il presidente Massimo Forti, ultimo a destra, con alcuni soci.

Intervista a Massimo Forti, del Gruppo per il Ciad

Questo gennaio 2021 Massimo e quattro soci sono entrati a far parte di Etiopia e Oltre, al fine di continuare il loro operato in reciproca collaborazione.

Massimo, quando è nato il Gruppo per il Ciad e come ha sviluppato la propria attività di volontariato?

Il Gruppo per il Ciad di Crema è nato nel 1974 all’interno del gruppo parrocchiale giovanile di S. Pietro, guidato da don Giorgio Zucchelli, durante un campo scuola a S. Egidio (BG) come aiuto concreto per i poveri, individuati negli abitanti del Terzo Mondo. Dopo aver contattato il dott. Virgilio Dominoni, missionario in Ciad (da cui il nome del gruppo) decidevamo, dietro esplicita richiesta, di raccogliere campioni di farmaci presso i medici di base, selezionarli e spedirli. Essendo poco conosciuti, all’inizio siamo stati costretti a contattare medici delle provincie limitrofe a Crema per avere campioni sufficienti.

Con il passare degli anni, dopo vari ricambi di persone – tranne il sottoscritto – e grazie al sostegno di diverse parrocchie, il gruppo è diventato diocesano. Dopo soli tre anni dalla costituzione, il peso della responsabilità e dell’organizzazione è stato affidato direttamente ai membri del gruppo, per essere il più possibile vicini ai missionari e credibili alla gente.

A causa della gran mole di lavoro per smistare, selezionare, controllare le scadenze di molti sacchi di campioni raccolti, anche un gruppetto di seminaristi, per un decennio circa, settimanalmente ci dava un aiuto concreto, guidati dal loro rettore. Dal 1978, grazie al dott. Zanoni di Bergamo che lavorava in Ciad, abbiamo conosciuto le Suore delle Poverelle; da un incontro con loro, gli orizzonti si sono allargati a Costa D’Avorio e Zaire, poi via via a diversi missionari cremaschi e non, in diversi Paesi del Mondo.

Quali sono state le principali attività rivolte alle popolazioni più svantaggiate?

Per cercare di rispondere concretamente alle drammatiche lettere che ci arrivavano (e che purtroppo continuano ad arrivare) e per poter garantire continuità ai nostri aiuti, abbiamo dato il massimo: dal contatto con le case farmaceutiche (negli anni ‘80 e ‘90 rispondevano positivamente, anche più volte in un anno!) alla ricerca lunga e faticosa per trovare latte in polvere per i malnutriti e farmaci per malattie tropicali; dalla richiesta di fondi presso diverse banche alla ricerca di mezzi di spedizione appropriati per ogni missione (via postale, con container o volo organizzato).

Dobbiamo anche affermare che negli anni i nostri sostenitori sono aumentati, permettendoci di acquistare sempre più i farmaci richiesti, ormai la totalità di quelli spediti, perché negli ultimi 20 anni i campioni gratuiti, specialmente quelli utili in Africa, sono rarissimi e le stesse case farmaceutiche da diversi anni non rispondono più alle nostre richieste di aiuto.

Siamo coscienti di essere stati un punto di riferimento per la Diocesi in questo campo, lo dimostrano le numerose lettere o richieste inviate dai missionari a Don Gino Mussi, allora Responsabile Ufficio Missioni, e puntualmente “girate” a noi.

Quali le vostre maggiori soddisfazioni?

Certamente l’espansione dell’attività per la richiesta di diversi ospedali e dispensari. Infatti da una missione servita, sono diventate circa una decina, sparse in sette/otto Paesi perché cerchiamo, nel limite del possibile, di aiutare tutti. E il lavoro era sempre più difficile e impegnativo. Inizialmente, infatti, l’acquisto dei medicinali era semplice e privo di vincoli burocratici; dal 1999, invece, per ogni richiesta di materiale bisognava compilare un ordine, specificando la destinazione, e inviare una copia del bollettino di spedizione via fax alla Cooperazione I.S.I. di Milano (poi trasferitasi a Peschiera Borromeo) presso la quale si era fatto l’acquisto. Questo per dimostrare l’avvenuta spedizione della merce all’indirizzo segnalato in fattura. Per questi motivi abbiamo dovuto acquistare un fax e dotarci di un computer. Purtroppo, causa la crisi economica ma soprattutto il restringimento di alcune norme per l’acquisto dei farmaci, abbiamo assistito impotenti dal 2016, al lento quanto inesorabile declino, diventato fallimento nel 2017, della Cooperativa stessa, che di fatto ha creato un grosso problema per la nostra attività. Ma non ci siamo persi d’animo. Dopo otto mesi di ricerca lunga e faticosa di contatti con varie case farmaceutiche, ad aprile 2018 finalmente è stata trovata una ditta di farmaci generici disposta a venderci i propri prodotti. Ed è partito subito un ordine. Mentre per i farmaci specifici, invece, ci rivolgevamo alla Farmacia Dott. Bertolini di Crema che oltre a venderci i farmaci ci è stato di supporto fondamentale per gli acquisti dalla Baxter. Mentre nel Cremasco, ci sono la Farmacia Dott. Zambiasi (Trescore Cr.) e la Farmacia Dott. Massari (Fiesco) con donazione di campioni.

Qual è stata la sede del Gruppo per il Ciad?

Verso la fine degli anni ‘80 è iniziato un lungo peregrinare con diversi traslochi in altrettante parrocchie, finché dietro nostra richiesta la Fondazione S. Pantaleone ci ha assegnato, nel 2003, uno spazio ampio all’interno della Casa della Carità, dove abbiamo lavorato meglio anche per la collaborazione dei membri della Caritas stessa.

Nel 2005 dalle mani del Vescovo Oscar Cantoni ci è stato consegnato il “Premio della bontà Notte di Natale”, un riconoscimento di cui siamo fieri, per il lavoro svolto con impegno dopo più di trent’anni.

Quali le più recenti collaborazioni?

Da circa 20 anni si era aperta una collaborazione con il Gruppo India di Roma, legati ai Gesuiti, che stanziava fondi per l’acquisto di farmaci e latte in polvere da spedire in Sudan tramite valigia diplomatica.

Questo perché c’era e c’è ancora “L’Unità di crisi in Sudan” per la guerra. Erano due/tre spedizioni annue di circa due bancali ciascuna. Dopo la riforma Monti, invece della Via Aerea, il governo ha optato per il più conveniente container, per noi molto difficile da gestire, perché i tempi per consegnare circa 6.000 euro di farmaci erano e sono troppo lunghi rispetto al breve tempo da quando ti avvisano a quando parte il container! Da due anni non sono più partiti container alla volta di Khartoum, quindi i pochi farmaci che servono per lo più ai missionari vengono spediti ai Comboniani a Roma, dove chi rientra li porta in missione.

Alcuni anni abbiamo sostenuto, in base ai fondi disponibili, anche progetti a distanza dei missionari (come la realizzazione dei pozzi, dei dispensari…) e nel 2006 grazie alla sensibilità dei Cremaschi e all’eco del settimanale cattolico cremasco, il Nuovo Torrazzo, sono stati raccolti e stanziati fondi (2.600 euro) per operare al cuore una ragazzina indiana, Monica, allora di 14 anni. Seguita poi negli anni degli studi, ora da quattro anni è laureata in lingua Inglese, insegnando poco lontano da casa, felicemente sposata e con una bimba di due anni.

L’ultima scelta, di un certo spessore, fatta in ordine di tempo, nel 2011, è stata quella di diventare O.N.L.U.S., una scelta difficile soprattutto per la burocrazia che comporta. Inoltre ormai i vari acquisti dalla Baxter per un antitumorale, alla Farmacia Merloni in Svizzera per un antimalarico fabbricato in Italia ma non commercializzabile al suo interno, dalla Doc Generici per i farmaci generici e il latte dalla Heinz, non avremmo potuto richiederli senza essere O.N.L.U.S.. Per poter stare al passo coi tempi è stata una scelta obbligata. Inoltre per i benefattori la possibilità di detrarre le donazioni dalle tasse è stato un vantaggio per noi.

Il lavoro, cessando la raccolta di campioni, è notevolmente diminuito perché i farmaci si acquistano dietro richiesta dei missionari. Solo il latte, richiesto da quasi tutte le missioni che serviamo, viene spedito regolarmente.

Quale il bilancio della tua preziosa attività, durata ben 46 anni?

In questi 46 anni di servizio ci sono stati momenti di crisi (eravamo rimasti in tre) e di difficoltà, superati per la determinazione del capo e, soprattutto, perché il Signore ci è stato vicino. L’amore per i più deboli, la costanza e la perseveranza nell’attività sono i punti forti su cui si basa il nostro impegno (e di tutti i collaboratori). Il gruppo tra alti e bassi contava una decina di membri che instancabilmente si trovavano tutti i lunedì sera (straordinari a parte!). Un’ondata di allegria è stata portata venti anni fa da quattro giovani, poi non si è aggregato più nessuno.

Molti ci consideravano un gruppo ormai “superato” perché basato ancora sull’assistenzialismo. In realtà i missionari distribuiscono i “nostri” medicinali e il latte ai poveri ricevendo in cambio un segno, frutto del loro lavoro. Padre Norberto Stonfer, che in S. Chiara nel 2014 ha celebrato insieme a don P. L. Ferrari e don A. Guerini, la Messa per i 40 anni del gruppo, ha affermato che la nostra attività è un’opera di Misericordia corporale! La nostra particolare attività, quindi, è stata ed è necessaria fintantoché le condizioni economico-sociali dei Paesi del Sud del mondo non avranno raggiunto un livello accettabile. Non possiamo di certo rimanere insensibili alle richieste d’aiuto che ci giungono numerose, soprattutto perché si riferiscono a farmaci e latte, elementi indispensabili per la sopravvivenza e non facilmente reperibili in quei Paesi.

Ci auguriamo, quindi, di poter confidare ancora nel sostegno dei nostri collaboratori e benefattori per continuare a condividere insieme un ideale Cristiano di fratellanza con i più bisognosi.

Hai individuato i motivi del recente scioglimento del Gruppo per il Ciad?

Il gruppo per il Ciad, di cui sono responsabile dalla nascita nel ‘74, quindi 46 anni fa, si è recentemente sciolto per diversi motivi: innanzitutto è venuto a mancare il gruppo, inteso come aggregazione oltre l’impegno, quindi qualcuno non aveva più stimoli; altri per problemi familiari subentrati con l’arrivo del primo figlio, un’altra per lavoro e così via.

Inoltre aggiungo io, da 10 anni circa, eccetto padre Gigi, nessun missionario è più venuto a trovarci, solo promesse non mantenute, ed anche questo ha avuto il suo peso!

Con molto rammarico, penso si possa immaginare, ho dovuto prendere la sofferta decisione di mettere fine a quel gruppo che è stato la mia vita! Ho cominciato a 17 anni!

Durante l’incontro del 29 settembre, dove chiedevo la disponibilità di ciascuno per capire se proseguire, siamo rimasi in quattro/cinque a voler continuare, ma non essendoci più nessuno che mi dava una mano per le pratiche della Onlus, io che da due anni tenevo anche la contabilità non ce la faccio più a fare praticamente tutto. Dal resoconto annuale, agli articoli per le giornate e i ringraziamenti per queste; dal mantenere i rapporti epistolari praticamente con tutti i missionari, al ringraziare tutti i benefattori, a gestire i fondi che raccoglievamo per P. Anthony che poi spedivo con la banca, agli ordini, anche nelle farmacie cremasche e i rapporti con le Aziende….

Come si è originata la sinergia con Etiopia e Oltre e il successivo vostro ingresso nell’Associazione?

Sergio del Cisvol mi ha lanciato un’idea, quella di aggregarci ad un’altra onlus con gli stessi obiettivi.

Sinceramente non pensavo fattibile una cosa del genere però, pensando alla realtà di Etiopia e Oltre, al fatto che avevamo un missionario comune in Niger, che c’era stata anche di recente una collaborazione e, inoltre, per non perdere tutti quegli anni di lavoro e di esperienza, ho pensato di contattare la presidente Teresa Piccolini per chiedere se era possibile, e come, questa aggregazione.

Noi intendiamo continuare nella nostra sede in Viale Europa, perché già attrezzata e piena di materiale. Chiaramente avremmo potuto ricominciare come prima di essere onlus, ma la difficoltà maggiore, meglio l’impossibilità, sarebbe stata l’acquisto di latte in polvere dalla Heinz Italia, di un farmaco antitumorale dalla Baxter, più farmaci generici dalla Doc Generici. Sempre sperando che, come altra onlus, ci mantengano come clienti con i prezzi particolari ma soprattutto con l’invio dei medicinali e latte.

Inoltre quando ho chiamato i nostri benefattori abituali per dire di sospendere i bonifici, mi hanno chiesto in diversi di continuare, anche in maniera da poter sostenere gli ospedali e i dispensari inviando fondi. Quindi spero che ci sostengano con l’invio di fondi al vostro Iban!

Anche se questo Covid ha fatto sospendere momentaneamente, la nostra attività perché non partono più i voli, specialmente per quelle destinazioni. Speriamo per ancora poco tempo. Infatti abbiamo ancora un bancale di latte e dei medicinali acquistati prima della chiusura di marzo 2020.

La possibilità offerta da Etiopia e Oltre di continuare, aggregati, la nostra attività è ormai storia anche perché un primo pacco è già partito quest’anno per il Niger. Infatti condividiamo gli stessi valori della solidarietà e del sostegno alle persone più svantaggiate. Sono sicuro che la nostra sinergia sarà in continuità con lo spirito con cui ho iniziato ben 46 anni fa.

Grazie a Massimo Forti per la sua importantissima testimonianza!

Riportiamo gli estremi per le vostre donazioni; trovate ulteriori spiegazioni sul nostro sito www.etiopiaeoltre.it

Bonifico bancario sul C/C DI “BANCA PROSSIMA S.P.A.” (GRUPPO INTESA SANPAOLO) filiale di Milano-Via Manzoni ang. Via Verdi, 20121 Milano. 
IBAN IT86 D030 6909 6061 0000 0012 104 (codice BIC per l’operatività estera): B C I T I T M X

Nella foto, padre Gigi Maccalli nella sede del Gruppo per il Ciad, appena prima di ripartire per il Niger, dove venne rapito il 17 settembre 2018. Il presidente Massimo Forti, ultimo a destra, con alcuni soci.
Nella foto, padre Gigi Maccalli nella sede del Gruppo per il Ciad, appena prima di ripartire per il Niger, dove venne rapito il 17 settembre 2018. Il presidente Massimo Forti, ultimo a destra, con alcuni soci.

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